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UN ANNO DI OBIEZIONE ALLA GUERRA

23 Febbraio 2023
UN ANNO DI OBIEZIONE ALLA GUERRA

Tre attiviste nonviolente da Ucraina, Russia e Bielorussia si incontrano in Italia per un progetto comune di pace

Il 21 Febbraio nella sede del CSV Lazio grazie al Movimento Nonviolento e alla Rete di servizio civile “Le Vie Della Nonviolenza” si è tenuto un incontro per ascoltare le testimonianze di due attiviste: Kateryna Lanko del “Movimento Pacifista in Ucraina”, Darya Berga che fa parte del progetto “Go By To Forest” in Russia mentre nel pomeriggio si sarebbe unita anche Olga Karach che fa parte di “Our House” in Bielorussia.

Tutti e tre i movimenti difendono il diritto all’obiezione di coscienza nei loro paesi.

In occasione dell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia si è pensato di organizzare questo gruppo per dimostrare concretamente dal vivo come tre donne pacifiste di questi paesi possano trovare una causa comune e quindi iniziare un progetto di Pace.

È la pacifista ucraina a parlare per prima, raccontando sia della sua esperienza personale che della situazione attuale in Ucraina.

Sono Kateryna del Movimento Pacifista Ucraino” e nel nostro paese la situazione è difficile perché abbiamo solo due scelte: accettare di uccidere e andare al fronte oppure rifiutarsi di farlo, adesso la misura che viene adottata se ci si rifiuta è quella della prigione. 

Anche se avremmo il diritto all’obiezione di coscienza essendo riconosciuto dalla Costituzione ucraina, ma in realtà non è più applicabile.” 

e, quindi, tutti coloro che non vogliono partecipare alla guerra non potendo legalmente ottenere il diritto all’obiezione tentano anche delle strade che si rivelano mortali. Per esempio ci sono stati casi di persone che sono rimaste congelate nelle montagne ucraine oppure che sono affogate nei fiumi, tentando di scappare dove non ci sono punti di controllo. Noi vogliamo quindi come movimento che il diritto all’obiezione di coscienza sia rispettato perché è un diritto umano, perché vogliamo che i diritti dell’umanità siano rispettati in Ucraina anche durante il tempo di guerra. Poi come movimento abbiamo ovviamente un altro obiettivo. principale cioè quello di  fermare la guerra, ma sappiamo che per farlo bisogna diffondere la cultura della pace.”

Ha continuato poi dicendo: “il mio scopo qui è parlare della situazione in Ucraina perché noi parliamo di un’Ucraina che vuole essere democratica e quindi in un paese democratico i diritti umani devono essere rispettati. Ma noi vediamo che invece questo non accade e per esempio quello peggiore è quello della chiusura dei confini. In particolare, gli uomini non possono andare via, anche se magari vorrebbero solo andare via dal Paese per non morire.

Ovviamente siamo qui anche per ascoltare e condividere con voi alcune pratiche di pace che sarebbero possibili, imparando dalla vostra esperienza. Per noi è anche importante ragionare già per il futuro, per l’educazione alla pace nel nostro Paese. Pensiamo che la pace sia l’unica via per tutta l’umanità di vivere in tranquillità.”

La parola passa poi all’altra testimone di Pace: “Io sono Darya Berg ed ho iniziato il mio attivismo proprio con l’invasione della Russia contro l’Ucraina partecipando a questo progetto che si chiama Go By The Forest, il significato: non è solo “vai nella foresta”, “scappa”, ma pure contro il regime di Putin. Che cosa facciamo? Noi supportiamo in generale tutte le forme di resistenza civile nonviolenta contro il regime dentro la Russia, ma anche tentiamo di aiutare più persone possibili a evadere la mobilitazione.

Quando c’è stata già la prima chiamata alle armi per l’operazione speciale di Putin, abbiamo iniziato ad utilizzare alcuni strumenti. Per esempio abbiamo costruito un bot di telegram, con cui oltre trecento volontari, oltre allo staff (loro sono otto persone fuori dalla Russia che lavorano a tempo pieno per questo), dà tutte le informazioni, le istruzioni possibili per evadere dalla mobilitazione.

Faccio un inciso, per stimolare anche la vostra riflessione, paradossalmente è più facile ottenere la certificazione di obiettori o di evasione dalla mobilitazione in Russia adesso che in Ucraina, con le leggi… Fintanto che Putin continuerà a chiamarla operazione speciale c’è ancora qualche varco legale per essere riconosciuti.

Ma oltre a queste istruzioni, loro anche offrono sostegno psicologico alle persone che non vogliono partecipare a questa guerra e che magari sono molto preoccupate (anche se riescono a scappare) di quello che accadrà alla loro famiglia, che è rimasta in Russia, o perché devono lasciare il lavoro…

Loro tentano di aiutare le persone in tutti i modi a uscire dal Paese legalmente, talvolta anche illegalmente o anche solamente di nascondersi dalla chiamata del distretto militare.

Tutto questo pone poi il problema del fatto che riescono a far uscire le persone, però poi queste persone che vengono in Europa dovrebbero avere il diritto di stare in Europa non temporaneamente, ma per potersi costruire almeno un futuro a breve termine senza la paura di essere richiamati in Russia.”

Prima delle conclusioni, Daniele Taurino attivista del Movimento Nonviolento italiano e moderatore dell’incontro ha chiesto alle due attiviste cosa avrebbero voluto chiedere al governo italiano e alle istituzioni europee per gli Ucraini.

Noi chiediamo ovviamente supporto. Già il fatto che voi siate qui è importante. Però a livello istituzionale noi chiediamo il riconoscimento dello status giuridico per tutti gli obiettori, disertori e renitenti alla leva in questo caso della Russia. Tutte le persone che non vogliono, appunto, né uccidere né morire per questa guerra.

Questo perché? Perché anche quando si riesce ad uscire dal Paese, magari si può stare per un po’ in alcuni Paesi come il Kazakistan, l’Armenia e la Georgia, ma se parliamo di Stati in particolare dell’Unione Europea si può ottenere solamente un permesso umanitario temporaneo così come i rifugiati per tutte le altre cause. Invece vorremmo uno status specifico che invece permetta di stare per più tempo, con sicurezza, nei Paesi dell’Unione Europea.

Interviene poi Kateryna: “Anche noi ovviamente chiediamo supporto.

Per le persone del mio Paese è molto difficile come potete immaginare, ma diventa paradossalmente ancora più difficile per noi che crediamo nella pace e che non vogliamo partecipare a questa guerra. Il paradosso è proprio questo, che in tempo di pace se tu uccidi qualcun altro finisci in prigione, invece in tempo di guerra, se tu ti rifiuti di uccidere, finisci in prigione.

Noi quindi vi chiediamo di premere sui vostri governi affinché venga detto che i diritti debbano essere rispettati anche in tempo di guerra, cioè debbano essere rispettati sempre e quindi anche il diritto di non uccidere e di non partecipare alla guerra, ma in generale tutti i diritti del nostro Paese.

Vi chiediamo quindi anche di scendere nelle strade, quando potete per dimostrare il vostro supporto, ma anche trovare insieme, per le vie in cui possiamo, migliorare e far rispettare la nostra legge nel nostro Paese con metodi nonviolenti.

La questione del nostro Paese è proprio che stiamo combattendo ora per il diritto della nostra gente e allora noi diciamo ‘per favore non scordatevi del diritto della gente’.

Vi chiediamo questo supporto anche perché per il nostro governo adesso è più importante la voce di voi europei che la voce del proprio popolo.

Se un ucraino o un’ucraina adesso scendesse per strada e dicesse ‘non voglio prendere le armi’, sarebbe tacciata di essere un traditore della Patria, di non rispettare la propria Patria e di non amarla. Invece, se lo fate voi, c’è più possibilità che la vostra voce venga ascoltata.

Noi pensiamo veramente che rafforzare il movimento pacifista in Ucraina possa significare anche una maggiore possibilità di difendere e di vedere ascoltato il diritto del nostro popolo.

Questo perché nel mio Paese adesso c’è davvero una forte propaganda e retorica di guerra, una retorica di eroismo. E non si mostrano le cose terribili che invece accadono in ogni guerra.

Però quando i nostri uomini poi vanno in guerra e vedono quello che accade, anche loro (molti di loro) spesso feriti che poi tornano a casa e non vogliono più che questa guerra continui.

Quindi per questo vogliamo davvero collaborare con voi, condividere quelle che sono le esperienze e trovare insieme i modi di vivere pacificamente. Grazie.

Dopo le due testimonianze, l’incontro continua con le domande e delle riflessioni da parte dei partecipanti ed infine si conclude con i ringraziamenti e di quanto siano importanti questi eventi dove si può parlare realmente di Pace e dove si può diffondere un pensiero diverso da quello che tutti i governi raccontano per posizioni strumentali e di comodo che favoriscono solo il prolungarsi del conflitto.

Per la Redazione

Giulia Ruggeri

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