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DALLE ASTURIE A PLANALTO. STORIE DI DONNE

9 Marzo 2023
DALLE ASTURIE A PLANALTO. STORIE DI DONNE

Dopo aver raccontato il pueblo di Caunedo (Asturie, Spagna) attraverso gli occhi di Pury, abbiamo chiesto a Violeta di raccontarci la sua esperienza di vita personale, ma anche la sua opinione sulla condizione femminile in un piccolo paese, ma in un altro Paese.
Infatti, Violeta vive nel Nord del Portogallo, non troppo lontano dal confine con la Spagna. In particolare, abita a Caçarelhos (219 abitanti nel 2011) e lavora a Uva (131 abitanti nel 2011).
Entrambe località che si trovano entrambe nel Planalto Mirandese, un’area di agropastorizia che negli anni ha vissuto un forte spopolamento dovuto all’abbandono da parte degli abitanti che si sono spostati nelle principali città portoghesi vicine alla costa oppure in Francia per trovare maggiore stabilità economica.

Violeta, a differenza di tanti, ha scelto di restare, vivere, lavorare e crescere i suoi tre figli in questa realtà. Adesso ha 39 anni, lavora nell’associazione Palombar come amministratrice dal 2018 e gestisce anche una casa di turismo rurale.

Sei nata qui?

No, sono nata in un piccolo paese che si trova al centro del Portogallo nella zona di Coimbra, ma poi fino ai 18 anni ho vissuto in altro piccolo paese nella zona di Tomar. A 19 anni ho iniziato l’università a Vila Real e una volta terminati gli studi mi sono stabilita qui nel Planalto Mirandese.

Perché hai deciso di stabilirti qui nel Planalto?

A quel tempo ho conosciuto quello che poi sarebbe diventato mio marito che già viveva e lavorava qui. A suo tempo abbiamo pensato di andare a vivere in un’altra zona, ma quella di vivere qui è stata l’opzione più ovvia e facile, per questo abbiamo deciso di rimanere qui a vivere, lavorare e a costruire la nostra famiglia.  

Come donna, hai mai avuto qualche problema a vivere in aree così rurali, hai sentito che in qualche modo c’era differenza tra uomini e donne?

Sì, le ho sentite e le sento tuttora, per esempio quando c’è qualche situazione tipo per comprare un terreno o installazione di qualcosa è sempre con gli uomini che vogliono parlare. Ti faccio un esempio pratico. Quando dovevamo installare la bombola per l’impianto di irrigazione dell’orto, non volevano parlare della questione con me, insistevano sempre nel voler parlare con mio marito e io ogni volta dovevo far presente che no, dovevano gestire la questione con me, perché ero io che mi stavo occupando di questa cosa e non mio marito, ma ho dovuto insistere molto perché loro non volevano trattare la cosa con una donna pensando che io non ne potessi capire niente, nonostante io abbia una laurea in ingegneria.

Pensi che il tuo genere sia qualcosa ti ha complicato la vita? Come hai cercato di superare questa differenza che esiste tra uomini e donne qui?

Insistendo. Per cose meno importanti non l’ho fatto, ho lasciato perdere, se non erano cose che mi importavano non ho insistito, ma nel caso come quello dell’impianto dell’orto di cui me ne volevo occupare io, ho insistito affinché trattassero con me. Altre cose tipo comprare la casa, comprare un terreno, se il fatto che occupandosene mio marito potesse in qualche modo semplificare la cosa, non è stato un problema per me. O per esempio quando c’è bisogno di tagliare la legna, vanno gli uomini a tagliarla e le donne rimangono a preparare da mangiare, allo stesso modo per me non è un problema, dato che non mi va di avere la schiena dolorante. Quindi dipende molto dalle situazioni, se sono qualcosa di cui mi voglio occupare io personalmente mi impongo e lo faccio.

Pensi che le donne possano trovare difficoltà maggiori nel trovare lavoro?

Nella mia area no, non penso abbiano difficoltà, ma il mio caso è un po’ diverso perché io ho iniziato a lavorarci quando avevo già 3 figli. Mio marito lavorava e io avevo già delle responsabilità in più con i bambini, quindi il mio orario lavorativo era ridotto per poterli andare a prendere a scuola, preparargli da mangiare, passare del tempo con loro, ma adesso siccome loro stanno crescendo ho più tempo da dedicare al lavoro e pian piano lascio più responsabilità a loro padre, ma fino a quando erano più piccoli ero io che mi sono incaricata di queste responsabilità, non tanto perché ero donna, ma perché ero madre. Credo che però se non avessi avuto figli, molto probabilmente non ci sarebbero state differenze da questo punto di vista.

Con le donne un po’ più anziane che vivono qui, senti che c’è qualche differenza nel modo di pensare, di comportarsi, eccetera?

C’è differenza nei compiti che svolgono. Le cose che riguardano la casa sono riservate alle donne, mentre il lavoro più fisico e manuale appartiene agli uomini. Le donne non vanno al bar, le donne non socializzano, non bevono alcool, birra, cose così, non fumano quando gli altri possono vederle, devono comportarsi sempre bene. Tutto questa divisione dei compiti è ben definita.

E pensi che anche al giorno d’oggi sia così? 

Sìsì, e vale anche per le persone più giovani che vivono qui, quelle che non vanno in città mantengono questa mentalità.

Quale pensi potrebbe essere una soluzione per cambiare questa mentalità?

È compito delle famiglie educare i figli affinché non vi siano differenze tra uomini e donne, mostrargli che entrambi hanno le stesse responsabilità e dar loro esempio stesso in casa con la madre e il padre che svolgono e si dividono i compiti ugualmente per mostrargli che non ci sono cose che sono solo per le ragazze e cose che sono solo per i ragazzi. Anche la scuola è molto importante, gli insegnanti e il programma scolastico deve porsi questa missione, ma purtroppo qui i professori e i maestri spesso sono vecchi e a volte succede che ciò che c’è scritto nel libro non viene poi messo in pratica e applicato dagli insegnanti poiché loro ancora fanno riferimento alla loro maniera di pensare chiedendo alle bambine se hanno aiutato la loro madre in casa e ai bambini se hanno aiutato il padre a tagliare la legna. Distinguono sempre in base al genere sessuale dei bambini. Per esempio nel giorno della festa della mamma suggeriscono di regalarci un grembiule o un libro di ricette e al padre una cravatta o una cartolina con una macchina. C’è quindi bisogno di un cambiamento nell’educazione in casa e a scuola.


La redazione dalle Asturie

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