Generazione Z: meno sesso, più pressioni. Il paradosso dell’iper-sessualizzazione e della mascolinità tossica
Contrariamente alle aspettative, la Generazione Z fa molto meno sesso rispetto ai giovani delle generazioni precedenti. E non parliamo di un fenomeno limitato, ma di una tendenza su vasta scala.
In Italia, una ricerca di MySecretCase ha evidenziato che quasi un terzo dei giovani tra i 18 e i 24 anni non ha mai avuto rapporti sessuali o ne ha molti meno rispetto ai coetanei di qualche decennio fa. Negli Stati Uniti, il General Social Survey ha rivelato che il 23% degli adulti tra i 18 e i 30 anni non ha avuto rapporti sessuali nell’ultimo anno, un dato triplicato rispetto ai decenni precedenti.
Ma come può una generazione che vive in un’epoca di sovraesposizione al sesso fare meno sesso?
La risposta si trova in due fenomeni correlati: l’iper-sessualizzazione del mondo e il concetto di mascolinità tossica.
Viviamo nell’era dell’iper-sessualizzazione, dove i corpi sono merce di marketing, e il sesso ci circonda: nei film, nei social media, nella pubblicità.
Quello che dovrebbe alimentare il desiderio sessuale, paradossalmente, sta spegnendo la fiamma. I giovani sono saturi. Il bombardamento costante di immagini e contenuti sessuali, spesso irrealistici e stereotipati, non fa altro che creare aspettative irraggiungibili e generare insicurezze. Il sesso, da atto intimo e personale, è diventato uno spettacolo sotto il giudizio costante degli altri. Questa sovraesposizione, invece di stimolare, crea ansia da prestazione e porta molti giovani a evitare il sesso o a viverlo come una performance da valutare, anziché come un momento di piacere e intimità. Gioca un ruolo importante anche la pornografia, accessibile in modo massiccio e precoce, che distorce la percezione della sessualità, riducendo l’esperienza reale a qualcosa di meno eccitante rispetto alla finzione.
Un’altra grande trappola per la sessualità dei giovani è il concetto di mascolinità tossica. Secondo questa mentalità, il valore di un uomo si misura in base alla sua performance sessuale: più partner, più virilità. Gli uomini della Generazione Z si trovano così schiacciati da una pressione immensa, costretti a “performare” costantemente, a dover avere “sempre voglia”, incapaci di vivere il sesso come un’esperienza di intimità e connessione emotiva. Questa continua competizione per dimostrare la propria “potenza” sessuale, spesso a scapito delle emozioni, genera un ciclo di ansia, frustrazione e disconnessione. La mascolinità tossica disincentiva gli uomini a mostrare vulnerabilità, impedendo loro di affrontare i problemi legati al desiderio e alle disfunzioni sessuali, peggiorando la situazione.
Il risultato? Relazioni sempre più superficiali. Molti giovani faticano a costruire legami autentici, e la sessualità è vissuta come un dovere, un’altra casella da spuntare nella lista delle prestazioni sociali. Questo porta a una crescente difficoltà nel creare connessioni emotive profonde e soddisfacenti. La pressione mediatica e sociale di avere successo sessuale alimenta ansie e insicurezze, rendendo il sesso più un atto meccanico che un piacere condiviso. Il calo del desiderio sessuale tra i giovani non è solo una curiosità statistica, ma il riflesso di un problema culturale più profondo. La combinazione di
iper-sessualizzazione e mascolinità tossica sta distorcendo il modo in cui la sessualità viene vissuta, alimentando frustrazioni e insicurezze.
Se vogliamo migliorare il benessere sessuale delle nuove generazioni, è necessario promuovere una cultura più sana, che valorizzi l’intimità autentica, la comunicazione e l’espressione emotiva.
Solo così possiamo invertire questa tendenza e restituire al sesso il suo vero significato.
Per la Redazione
Chiara Macca
I ragazzi che combattono la mascolinità tossica in Italia – Collettivo Studentesco Kant
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