RIVITALIZZARE UNA COMUNITÀ, L’ESPERIENZA DI CANUEDO
Il costante alternarsi delle condizioni meteorologiche scandisce il ritmo delle giornate per le persone che vivono sulle montagne del Parco Naturale di Somiedo, nella parte meridionale delle Asturie, nel nord della Spagna.
La maestosità dei monti, il Peña de Gúa (1600 m), il Picu Las Camposas (1849 m.) e il Pico Fontanón (1908 m), rende la bellezza di questi luoghi quasi paradossale per le tante cime che sono al tempo stesso il soggetto principale e la cornice degli infiniti panorami che si possono scorgere dai miradores, situati nei piccoli borghi, o anche dalla strada che passando tra le montagne unisce il Principato delle Asturie con la regione autonoma di Castilla e Leon.
Puebli, un tempo popolati da numerose famiglie dedite alle svariate attività di lavoro della terra e all’allevamento, fondamentali in quanto fungevano da stazioni di rifornimento per i mercanti che si spostavano lungo le aree rurali della Spagna settentrionale.
Al giorno d’oggi questi piccoli centri sono diventati, specialmente durante l’alta stagione, mete imprescindibili per escursionisti e turisti provenienti da ogni nazione d’Europa e oltre.
Percorsi sterrati collegano i vari puebli passando attraverso boschi e vallate, portando gli avventurieri su itinerari pieni di impronte e tracce di animali, ben visibili sulla neve d’inverno. Suoni e odori di ogni tipo accompagnano gli escursionisti durante le gite, rendendo l’atmosfera tanto coinvolgente quanto misteriosa, come se da un momento all’altro qualcuno, un orso oppure un cervo, possa pararsi davanti agli occhi.
Ma chi sono gli abitanti che popolano questi piccoli borghi situati nelle aree più rurali delle Asturie? Chi è che resiste alle ondate di spopolamento che si sono inesorabilmente intensificate a partire dalla metà del ‘900?
In paesi come Caunedo, che si erge su un promontorio di 960 metri ubicato quasi nel centro del Parco Naturale di Somiedo, sono ormai poche le persone che resistono alla tentazione di abbandonare questi luoghi, plasmati da inverni piuttosto rigidi e nevicate che in poche ore possono interrompere il transito dei veicoli. Ma è proprio questa possibilità di scollegarsi dal resto del mondo civilizzato a rendere questi luoghi unici e piacevoli da vivere durante tutto l’anno, come ci racconta Puri, madre di tre figli e dipendente dell’AEERS (Asociación de Emprendimiento Rural Sostenible) a Caunedo.
Puri vive in questo pueblo da un paio di anni, dopo il divorzio si è trasferita qui con i figli e il suo compagno Marcos. L’associazione per cui lavora ha tra i suoi obiettivi quello di rivitalizzare la comunità di Caunedo, offrendo spazi di co-working e co-living per i nomadi digitali, ovvero per quelle persone il cui lavoro non richiede una presenza fissa in ufficio. “Mi ritengo fortunata di poter vivere e lavorare in questo piccolo paese di montagna,” ci racconta Puri mentre ci offre una tazza di caffè con latte e continua: “sono ancora più fortunata perché il mio lavoro, prevalentemente amministrativo, può essere svolto con il mio PC da casa, permettendomi di non essere così vincolata alle rigide condizioni atmosferiche. Quando nevica diventa difficile scendere a Pola (Pola di Somiedo) per fare spesa. Figuriamoci se dovessi andare ogni giorno in ufficio a lavorare!” Ci dice ridendo.
Puri continua a raccontarci di Caunedo, di come questo pueblo cambia da una stagione all’altra: d’estate può arrivare ad ospitare fino a 2.000 persone, tra turisti e persone che tornano in visita dai parenti. D’inverno invece gli abitanti sono pochi, ma tra loro la componente femminile supera quella maschile.
La presenza delle donne è fondamentale per tenere in vita un paese come Caunedo: gli orti, nonostante il gelo, sono sempre pieni di porri e verze grazie, come ci conferma Puri, al lavoro delle anziane mujeres. “Non si tratta solo di lavori manuali negli orti”, continua Puri: “la Menson Peñarubbia (un bar di Caunedo) è interamente gestita da Doña Maria, mentre è Doña Carmen a occuparsi di tutte le attività della Casona di Lolo (uno dei ristoranti più famosi del Parco per la sua cucina tradizionale asturiana), tranne in cucina dove è suo marito Gustavo il re dei fornelli”.
Il tempo di finire i nostri caffè e siamo fuori, non vogliamo rubare altro tempo a Puri, particolarmente occupata per l’arrivo di prodotti destinati ai locali dell’AEERS.
Usciamo con la convinzione che Caunedo sia una realtà unica nel suo genere: digitale e rurale si uniscono per plasmare l’essenza di questo pueblo.
Camminiamo per la strada e incontriamo altre signore, una sta riportando due cavalli nella stalla, altre due sono di ritorno a casa con in mano la tipica verza asturiana. Queste immagini ci danno la consapevolezza di come la figura della donna rappresenti il perno della quotidianità qui a Caunedo.
di Lorenzo Mazzone
Leggendo questo articolo, molto interessante, mi vengono due riflessioni. La prima, su quanto sia importante dare luce e rilievo a realtà rurali che divengono un luogo speciale per coloro che desiderano cambiare aria, non solo per l’inquinamento nelle città, ma soprattutto per vivere con dei ritmi più naturali e meno frenetici. Ed infatti non è un caso che ci siano persone che ricercano un’esperienza, seppur breve, di co-living e co-working in luoghi appartenenti “ad altri tempi”, come se si fosse alla ricerca di un nuovo, ma ritrovato vivere nel mondo.
La seconda riflessione riguarda la somiglianza di questa comunità con alcuni borghi in zone dell’Italia. In particolare, piccoli paesetti di montagna (a me più vicini per collocazione geografica), che un tempo erano abitati, poi sono stati spopolati perché troppo distanti dal centro cittadino e lontani quindi da tutte quelle comodità a cui oggi siamo tutti abituati. Ma stanno ora sorgendo altre necessità ed altri bisogni. Ci sono uomini e donne che tornano in questi posti abbandonati per costruire o ristrutturare case in quelle “contrà”, che un tempo erano vive, alla ricerca di un nuovo benessere e di un migliorato contatto con la Natura.