TERESA MARTINO: TRA LE PRIME RAGAZZE VOLONTARIE DEL SERVIZIO CIVILE
La mattina del 15 dicembre, nella sessione di analisi, riflessione e prospettive sul Servizio Civile di “50 ANNI DI OBIEZIONE ALLA PACE”.
Dopo i saluti istituzionali è iniziato il dibattito vero e proprio dal titolo: “Testimonianze di Obiezione dagli anni ottanta ai duemila”.
Claudia Barsanti, che ha assunto il ruolo di moderatrice, ha subito sottolineato che, a differenza del giro storico dell’obiezione fatto precedentemente, lo scopo del dibattito da lei avviato era raccontare esperienze di vita più recenti.
La scelta infatti, è stata quella di far presentare il Servizio Civile italiano degli anni ’80, ’90 e primo decennio del 2000 a tre persone (Oliviero Bettinelli, Daniele Tramonti e Teresa Martino) che in quei periodi lo svolsero.
Alla Redazione di Appunti di Pace è interessato particolarmente l’intervento di Teresa Martino: volendo dare spazio alle donne, come figure arrivate soltanto in un secondo momento all’interno del sistema del servizio civile storicamente, fino a 20 anni fa, ad esclusiva presenza maschile. Ci è sembrato utile avere un più vasto quadro sull’esperienza delle prime volontarie in servizio civile alternativa al servizio militare.
Teresa Martino ha iniziato il suo intervento con una esclamazione che veniva usata per definire scherzosamente le prime volontarie in servizio civile: “Arrivano le obiettrici!“.
In altre occasioni, veniva sottolineato come loro non fossero, obiettrici di coscienza, ma solo volontarie, ma a lei faceva piacere essere chiamata “obiettrice“.
Fino al 2004, infatti, solo le donne prestavano servizio civile volontario, mentre gli uomini lo dovevano svolgere alternativamente al servizio militare dopo essersi dichiarati obiettori di coscienza.
Quando è diventato possibile per le ragazze svolgere il servizio civile, molti dubitavano che l’opportunità sarebbe stata accolta positivamente e si chiedevano se sarebbero arrivate le domande di partecipazione. C’è stata una risposta positiva, che, secondo Teresa dipese da una grande curiosità per il servizio civile, ma anche dalla voglia di spendere 12 mesi per la comunità e fare scelte di carattere politico.
Il primo contatto di Teresa con il servizio civile è stato nel 2001, quando l’Arci organizzò un cineforum di obiettori di coscienza sui fatti di Genova. Un evento in cui dice Teresa: “mi sono sentita a casa”.
Ha scoperto delle opinioni sul mondo che condivideva e, quando è uscito il bando del servizio civile, ha scelto di fare domanda con un ente CNESC, tra i primi a proporre dei progetti.
Ha voluto poi ricordare Gigi Gomisso uno dei suoi primi formatori, una delle prime persone con cui aveva incontrato dei temi che conosceva già (ad esempio la gestione nonviolenta dei conflitti), ma che non aveva mai affrontato in quel modo, tanto da parlare di quei momenti di formazione come di un’epifania. Infatti, dopo aver concluso il suo anno di servizio civile, non si è allontanata dall’ambiente e, nel 2006, è entrata nello staff di formazioni di Arci SC, diventandone formatrice di servizio civile. Una storia simile a quella di Laura Milani che, da ex operatrice volontaria del SC, ora è la presidente della CNESC.
Un ricambio generazionale, ma anche di genere. una «parte di storia che abbiamo scritto e che ora scrivono gli operatori volontari in SC».
La redazione di Appunti di Pace, in vista del 50esimo anniversario dal riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare, ha avuto il piacere e l’opportunità di intervistare Teresa Martino.
Teresa, sei stata una civilista. Ci puoi raccontare qualcosa in più sulla tua esperienza in servizio civile?
«Ho fatto servizio civile nel 2003, in un’associazione rete Arci Servizio Civile che si chiamava Mutua Studentesca e si occupava di promuovere il diritto allo studio.
Ho fatto l’esperienza di servizio civile proprio nel periodo di sperimentazione, quindi tra il 2001 e il 2005 quando le volontarie in servizio civile erano ancora affiancate dagli Obiettori di Coscienza in servizio civile sostitutivo.
La mia esperienza, al di là del progetto specifico, è aver svolto servizio civile in un periodo, in cui né lo Stato né gli Enti erano convintissimi che sarebbe andato in porto il servizio civile volontario, proprio perché le donne non erano mai state chiamate a fare quest’esperienza e in questo caso eravamo volontarie e senza obbligo.
Ci chiamavano obiettrici, perché c’era molta confusione (a me piaceva questa cosa, anche se non era tecnicamente corretta) e giusto gli obiettori sapevano che non eravamo obiettrici e ci guardavano con molta diffidenza anche se poi, facendo servizio civile insieme, è stata un’esperienza arricchente sia per loro che per noi.
Oggi se abbiamo il servizio volontario non è solo perché gli obiettori hanno traghettato quest’esperienza piena di valori, ma perché noi “donne” lo abbiamo alimentato nel periodo in cui era diventato volontario fino ad oggi, che è universale per tutti i ragazzi e le ragazze.»
Per la redazione Giulia Ruggeri
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