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5 ROMNI SCRITTRICI

17 Aprile 2023
<strong>5 ROMNI SCRITTRICI</strong>

Papusza, Cejia Stojka, Mariella Mehr, Katarina Taikos e Monika Kaldaras

“Niente cibo per due tre giorni.
Tutti a dormire affamati.
Non riuscendo a dormire
fissavamo le stelle.”

Queste parole estratte dalla poesia “Lacrime di sangue” di Bronisława Wajs, meglio nota come Papusza, una poeta e cantante polacca di etnia rom. 

La celebre scrittrice nelle sue parole esprime con passione il dolore e le sofferenze del suo popolo, vittima di genocidio, durante la guerra ma anche l’amore per la vita e per la natura, che caratterizzò la sua arte. 

Proprio come Papusza diverse sono state le donne come: Cejia Stojka, Mariella Mehr, Katarina Taikos e Monika Kaldaras che attraverso la scrittura hanno dato e continuano a dare voce ad un’etnia, tra le più numerose nel mondo, che ha saputo fare di ogni tipo di arte la propria arma per sopravvivere. 

Queste donne hanno reso la loro arte viva e potente, perché hanno preso quel dolore, per sé e per il loro popolo, e sono riuscite a trasformarlo in un punto di svolta, in qualcosa di costruttivo, sapendo fare dell’arte la propria arma per sopravvivere. 

Ceija Stojka è stata la prima donna rom in Austria a parlare dei campi di concentramento e a lottare contro la negazione e l’oblio, creati dal razzismo anti-rom e diffuso anche nel resto di Europa. Nasce nel 1933, quinta figlia di una famiglia di commercianti di cavalli, migrati in Austria dall’Ungheria e dalla Slovacchia. Deportata nel marzo 1943, Ceija Stojka sopravvive a tre campi di concentramento: Auschwitz-Birkenau, Ravensbrück, Bergen-Belsen, liberata poi nel 1945. 

A cinquantacinque anni rompe il silenzio e intraprende uno straordinario viaggio a ritroso nei suoi ricordi. Il risultato sono diversi libri di testimonianza e oltre mille opere a inchiostro, guazzo e acrilico, su tela e su carta: le notevoli realizzazioni di un autodidatta. 

L’ensemble che ha lasciato alla sua morte nel 2013 è come un gigantesco diario in cui dipinti e scritti si combinano per evocare l’esperienza da incubo di un bambino che ha vissuto il Samudaripen: genocidio dei rom.

Mariella Mehr è stata una scrittrice e poeta svizzera di etnia Jenisch nata a Zurigo nel 1947, è stata vittima, da piccolissima, del programma eugenetico promosso dal Governo svizzero nei confronti di bambini e bambine appartenenti a famiglie di etnia nomade. Tale programma dal 1926 al 1972, attraverso sterilizzazioni di massa e altre atrocità, cercando di estirpare “la piaga” della società: “il genere nomade”. 

Dagli anni ’70, ha formato un’associazione di famiglie Jenish con le quali si è battuta per quantificare e documentare gli abusi, renderli noti all’opinione pubblica. È riuscita a ottenere l’abolizione del programma, la fine delle sterilizzazioni e le scuse ufficiali dello stato svizzero.

Dal 1975 ha pubblicato prima come giornalista, poi come scrittrice, molti articoli e libri.

Katarina Taikon, anche rinominata come la Martin Luter King della popolazione Rom, è stata una scrittrice e attivista svedese con radici rom. Taikon ha dedicato la sua vita a migliorare le condizioni di vita dei rom in Svezia e in tutto il mondo.  

Attraverso il suo instancabile lavoro, dibattendo, scrivendo e parlando con le autorità svedesi, ai rom fu concesso lo stesso diritto alla casa e all’istruzione di tutti gli altri svedesi. Nel 1953 ebbe fine il divieto imposto nel 1914 sull’immigrazione dei rom e Taikon cercò di convincere le autorità svedesi che queste persone erano rifugiati politici, poiché erano stati oppressi nei loro paesi. 

Dopo inutili sforzi per aiutare un gruppo rom francesi a ottenere asilo in Svezia, Taikon decise di cambiare strategia. L’unico modo per porre fine ai pregiudizi contro la sua gente era rivolgersi ai giovani, così iniziò a scrivere la popolare serie di libri per bambini sulla sua infanzia, Katitzi.

Monika Kaldaras cresciuta in una famiglia rom che ha condotto un’esistenza itinerante in Svezia, Norvegia e Danimarca, è stata una delle prime insegnanti di madrelingua rom nei paesi nordici, impegnandosi nel diffondere con orgoglio la cultura rom e insegnando alle nuove generazioni a non vergognarsi delle proprie origini. 

Nel libro “Gygenarmor” racconta insieme al suo compagno Ivan Nikolizsson, le fiabe della cultura romanì, sia in svedese che in lingua originaria, tramandate dai loro nonni. 

Raccontare le vite di queste scrittrici è necessario per conoscere la storia di un popolo, di una realtà così diversa e molto spesso taciuta o dimenticata perché soltanto tramite la conoscenza si possono superare i pregiudizi ed evitare che la storia si ripeta. 

Diversi sono gli attivisti e le attiviste rom che fanno informazione su questa cultura così affascinante, permettendo a tutti di conoscere e interessarsi, proprio come abbiamo fatto noi grazie al podcast di Ivana Nikolić, in particolare nella puntata “Romni Scrittrici” con Morena Sadachbìa. 

di Alice Marmo per la redazione

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