Skip to main content

IL RACCONTO DELLE VOCI DEGLI ALTRI DI PIER PAOLO PASOLINI

10 Marzo 2023
IL RACCONTO DELLE VOCI DEGLI ALTRI DI PIER PAOLO PASOLINI

Pier Paolo Pasolini, considerato uno dei più grandi intellettuali del XX secolo, si distinse in diversi ambiti della cultura in quanto: poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo.

Pier Paolo Pasolini ha significato e rappresenta tutt’ora qualcosa in più di un artista a tutto tondo perché capace di analizzare e descrivere il cambiamento della società italiana, con uno sguardo attento e lucido sull’attualità e sulla contemporaneità. 

Le opere artistiche di Pasolini hanno di fatto messo in luce gli abissi dell’esistenza, negli occhi degli ultimi, in mezzo alle storie dei dimenticati in un’ottica non giudicante, ma dal basso. 

Nato il 5 marzo 1922 “in una famiglia tipicamente rappresentativa della società italiana…” di tipo piccolo borghese con origini Friulane, Pasolini passa gran parte della sua giovinezza nel Nord Italia; fin da adolescente esprime il suo estro creativo con poesie e disegni; si avvicina sempre più alla militanza politica, ma non viene visto bene dai colleghi comunisti friulani. 

Per gli intellettuali comunisti del tempo bisognava scrivere usando la lingua del Novecento, mentre Pasolini si esprimeva con quella del popolo, differenziandosi così dalla realtà politica contemporanea, con l’uso di un registro linguistico appartenente alle classi più povere, consentendo l’accesso della “cultura” a tutti.

Per le sue posizioni di comunista e anticlericale, la figura di Pasolini è stata il bersaglio perfetto per un attacco da parte della DC che lo denunciò per corruzione di minore, cosa che gli fece perdere gran parte delle sue sicurezze spingendolo a scappare a Roma. 

È proprio nei suoi anni a Roma che nasce, dalla sua penna, il mito del sottoproletariato delle periferie, cambiando cornice alle sue opere: dalla campagna friulana alle disordinate borgate romane. 

Pasolini si stabilisce, in un primo momento, in una borgata e lì nasce l’idea di raccontare la capitale sotto un aspetto diverso: mimetizzandosi all’interno dei luoghi più disagiati, l’artista prende atto del degrado e dell’ingiustizia della vita, a tratti violenta, delle periferie, scegliendo per tale ragione di dare voce alle storie degli “invisibili. 

Pier Paolo Pasolini cominciò ad appassionarsi alla “parte più povera” della società, non limitandosi ad osservare questo mondo a lui sconosciuto ma entrando sempre più in contatto con persone emarginate, che vivono una realtà fatta di illegalità, morte, miseria e solitudine. 

Rapito dai ragazzi di periferia: i giovani sottoproletari e dalle loro storie, Paolini decide di scrivere di questo perché per lui “ciascuno testimonia ciò che conosce e io non potevo che testimoniare le borgate romane”. 

I protagonisti di alcune delle più importanti opere di Pasolini, come “Ragazzi di Vita”, sono proprio questi giovani; il loro mondo emarginato viene descritto con estrema precisione, quasi si trattasse di un documentario, e con un amore spassionato, guidato dal fascino del fare anarchico di questi ragazzi e dal loro seguire impulsi e istinti sottraendosi alle regole.

Le attenzioni dell’intellettuale si focalizzano sulle storie di periferie, storie diverse: nelle sue poesie, nei suoi racconti e nei suoi film non risparmiando la durezza della “vita violenta”; facendo conoscere al mondo i disagi di una “Roma nascosta”. 

Pasolini racconta le voci degli altri: di tutti coloro che non hanno avuto la possibilità di istruirsi,e  che per questo motivo non riuscivano ad arrivare a fine giornata ed erano costretti all’illegalità, arrivando addirittura a vendere il proprio corpo per soldi. 

Mai gli occhi dell’artista sono stati giudicanti nei confronti di una realtà quasi spaventosa, per cui il giusto e lo sbagliato non esistono perché l’unico bisogno che guidava l’esistenza, per queste persone era sopravvivere.

Portare all’attenzione di un pubblico più ampio “questo mondo”, così rude e al contempo bisognoso di attenzioni, aveva per l’artista lo scopo di far prendere coscienza della parte esclusa ed emarginata della società, smascherando l’ipocrisia di una borghesia, piena di belle parole ma comoda nei propri agi e cieca verso gli ultimi. 

Raccontare le voci degli altri, le “storie sbagliate” dal titolo della canzone dedicata da Fabrizio De André a Pier Paolo Pasolini, ha significato per l’artista, correre il rischio di “dare fastidio” rompendo gli equilibri di un’ipocrisia che crea la realtà perfetta, escludendo automaticamente le “storie diverse” non conformi. 

di Alice Marmo

Rubriche
Appunti di vista
Lascia un commento

Rispondi

Rimani aggiornato con i nostri eventi
Iscriviti alla Newsletter di Appunti di Pace