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CONFINE – Le Nazioni Unite e i diritti delle persone con disabilità

22 Luglio 2020
CONFINE – Le Nazioni Unite e i diritti delle persone con disabilità

DATA: 13 dicembre 2006

Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità è stata adottata il 13 dicembre 2006 durante la sessantunesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione A/RES/61/106.

La Convenzione si inserisce nel più ampio contesto della tutela e della promozione dei diritti umani, definito in sede internazionale fin dalla Dichiarazione Universale dei Diritti umani del 1948 e consolidatosi nel corso dei decenni, confermando i principi fondamentali in tema di riconoscimento dei diritti di pari opportunità e di non discriminazione in favore delle persone con disabilità.

Attraverso i suoi 50 articoli, indica la strada che gli Stati del mondo devono percorrere per garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità.

I principi della presente Convenzione sono:

  • Il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale – compresa la libertà di compiere le proprie scelte – e l’indipendenza delle persone;
  • La non-discriminazione;
  • La piena ed effettiva partecipazione ed inclusione all’interno della società;
  • Il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa;
  • La parità di opportunità;
  • L’accessibilità;
  • La parità tra uomini e donne;
  • Il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il rispetto per il diritto dei bambini con disabilità a preservare la propria identità.

Nei suoi principi ispiratori la Convenzione non riconosce “nuovi” diritti alle persone con disabilità, intende piuttosto assicurare che queste ultime possano godere, sulla base degli ordinamenti dei propri Stati di appartenenza, di tutti i diritti riconosciuti agli altri consociati in applicazione dei principi generali di pari opportunità.

Le persone affette da disabilità e tutte le altre categorie ad essi equiparate, non chiedono infatti altro che di essere considerati come chiunque altro, con diritti e doveri, con la stessa dignità, voglia di vivere, diritto al lavoro, di partecipare allo sviluppo della società, di scegliere il proprio destino in quanto persone, contribuenti, consumatori, cittadini.

Non si può negare che le battaglie delle associazioni dei disabili abbiano apportato un cambiamento, una nuova cultura, e aperto numerosi varchi.

Nonostante questo spesso continuano a permanere all’interno dei singoli Stati le stesse difficoltà, le stesse discriminazioni. Dopo anni di scientifica persecuzione, di allontanamento, di mancata integrazione, i guasti prodotti sono enormi.

Molti sono i disabili che si sono convinti di essere intrappolati in un mondo diverso, estraneo, alieno. Un mondo esclusivo, che per malinteso senso di appartenenza o difesa i cosiddetti normodotati tendono a considerare differente.

Il grande problema è quindi recuperare la fiducia di tutti coloro a cui si è fatto del male con gli sguardi, con le parole, con gli atti, con le omissioni, con le sbagliate convinzioni di quella stessa integrazione, quale concetto già errato per sua stessa definizione.

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