GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI – 5 OTTOBRE

Giovedì 5 ottobre è stata celebrata la Giornata Mondiale degli insegnanti.
Quest’anno il tema focus è stato: “insegnare in libertà, dare maggiore potere” ai docenti.
La ricorrenza commemora la sottoscrizione da parte dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) delle Raccomandazioni sullo status di insegnante, documento che costituisce un riferimento internazionale su diritti e responsabilità dei docenti, per riflettere sul ruolo, sulle difficoltà e sulle sfide.
L’importanza di tale figura di professionista della formazione è stato ulteriormente ribadito con l’adozione dell’Obiettivo 4 di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che pone l’attenzione sulla necessità “di un’istruzione di qualità” equa e inclusiva, con opportunità di apprendimento per tutte e tutti per incrementare i livelli di alfabetizzazione e ridurre l’abbandono scolastico, contribuendo a migliorare la vita delle persone.
Vale la pena di riepilogare i cardini delle Raccomandazioni, siglate a Parigi nel 1966 a seguito di una Conferenza intergovernativa.
La carta sancisce che l’insegnamento è una “professione” che richiede “conoscenze e competenze specialistiche” e che prevede aggiornamento continuo. La professione deve avere una sua autonomia regolata da un codice etico ed è necessario, per influenzare positivamente lo status, provvedere a retribuzioni economiche adeguate, che contribuiscono al riconoscimento sociale del ruolo.
Le Raccomandazioni considerano quindi la professione docente nella sua globalità di aspetti. Sono composte da 145 articoli che toccano argomenti salienti come la selezione, la formazione, gli standard professionali, la sicurezza sul lavoro, i diritti e le responsabilità, il tema delle sanzioni e dell’autonomia. Fino ad arrivare a temi più pratici come, appunto: retribuzioni, congedi parentali, permessi per studio, orario e condizioni di lavoro, ausili didattici e così via.
Le Raccomandazioni, pur non avendo potere di legge per le differenti nazioni del mondo, hanno avuto un’influenza tangibile nel corso dei decenni. La Giornata mondiale dell’insegnante serve proprio a ricordare l’importanza di una loro piena applicazione per il miglioramento complessivo dell’istruzione.
Certamente in molti contesti resta un tema centrale proprio quello dei livelli di retribuzione per il pieno riconoscimento sociale e l’autorevolezza del ruolo. È innegabile come molte cronache di studenti irrispettosi o di genitori aggressivi testimonino anche nei fatti, una sottovalutazione sociale della professione docente. È sicuramente esemplificativa in questo senso la situazione italiana, ma è innegabile che sia soprattutto in altre parti del mondo che gli stipendi e le condizioni di lavoro risultino ben più drammatiche. A tal proposito è interessante leggere il Rapporto uscito sempre a cura di Unesco proprio in occasione della Giornata Mondiale, nella precedente ricorrenza del 2022.
Relativamente però alla vecchia Europa, pur essendo la retribuzione media annua degli insegnanti di circa 44.000 euro, quella in Italia si ferma a circa 30.000 euro (contro i 38 della Spagna, i 67 della Germania e i 76 della Danimarca).
In una tale situazione, in attesa di misure e progressi salariali auspicati che costituirebbero anche un’iniezione di motivazione al ruolo dall’esterno, è in corso un dibattito sulla manutenzione della professionalità dei docenti che sappia alimentare la motivazione dall’interno, nella situazione data. Anche considerando con duro realismo che purtroppo al momento la spesa governativa per scuola, sanità e servizi pubblici in genere, si conferma al ribasso anche nella prossima legge di bilancio italiana (al contrario di quanto avviene per le spese militari).
Resta centrale il tema del significato della scelta di insegnare nella riflessione professionale e diventa sempre più importante guardare da vicino le competenze di resilienza. Oggi si parla, probabilmente a ragione, di una professionalità che contempli: la consapevolezza di sé e dei propri punti di debolezza e di forza, la comunicazione efficace, il riconoscimento delle emozioni (della loro legittimità e delle loro sfumature), la gestione delle emozioni e la gestione dello stress.
La sfida oggi, nella parte di formazione al ruolo, è la ricerca di integrazione tra istruzione e educazione.
Quando parliamo di insegnamento ci riferiamo alla trasmissione delle conoscenze formalizzate, che nel complesso costituiscono l’istruzione, “che mira alla formazione mentale e intellettuale dell’individuo”. Parliamo di conoscenza formalizzata perché presuppone alla base una cultura scritta e l’utilizzazione di particolati segni, “in – signum” appunto (U. Galimberti, Nuovo dizionario di psicologia).
L’educazione, oltre alla trasmissione dei contenuti cognitivi, si prende cura anche della crescita emotiva e riflette sulle modalità relazionali del docente con l’individuo e con il gruppo classe per facilitare apprendimenti e benessere a scuola.
Dunque l’insegnamento, se integrato con l’aspetto educativo è un atteggiamento professionale: cosciente, riflessivo e intenzionale.
È probabilmente anche con queste consapevolezze che si coltiva autorevolezza e si risponde alla sollecitazione della celebrazione di quest’anno “dare maggiore potere ai docenti”.
La Giornata Mondiale degli insegnanti 2023, arriva nell’anno del centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, divenuto famoso per un nuovo modo di insegnare negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Lasciamo quindi a lui le ultime opportune parole di commento alla ricorrenza: “Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola”.
Per la Redazione
Fabrizio Ferraro
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