APARTHEID
Apartheid è il termine che definisce la politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca del Sudafrica nel secondo dopoguerra, rimasta in vigore fino al 1993.
Nella lingua afrikaans il termine apartheid significa semplicemente “separazione” e indica la divisione razziale alla base delle relazioni tra la minoranza bianca e la maggioranza non bianca della popolazione.
L’Apartheid è, tecnicamente, una politica di segregazione razziale formalmente adottata in Sudafrica dal 1948 al 1993.
Tra il 1943 e il 1950 l’apartheid fu inasprito, mediante leggi contro i matrimoni misti e impedendo l’accesso a neri, meticci e indiani ai luoghi riservati ai bianchi: dai treni agli uffici postali, dagli ospedali alle spiagge.
Sotto l’apartheid la maggioranza nera è confinata in baraccopoli senza elettricità, acqua corrente o servizi di base, in modo asettico chiamate “townships” (borgata, comune, distretti), o in zone teoricamente definite come stati indipendenti, di soli neri, dove il controllo del regime è assoluto dette nel loro insieme “bantustan” (da “bantu” che significa “gente” e “popolo” nelle lingue bantu e “stan” che in persiano significa “terra”)
Il suo “iniziatore” è stato Daniel François Malan, che dal 1948 al 1954 fu anche primo ministro. Fu applicato dal governo sudafricano anche alla Namibia, fino al 1996 amministrata dal Sudafrica.
Tra le principali leggi vanno ricordate: privazione della cittadinanza sudafricana per gli abitanti dei bantustan; divieto di matrimoni misti; divieto di rapporti sessuali tra bianchi e neri; discriminazione dei neri sul lavoro; passaporto interno obbligatorio per i neri per spostarsi al di fuori della propria area di residenza; messa fuorilegge delle opposizioni politiche, in particolare dell’African National Congress (ANC), il principale movimento anti-apartheid; divieto per i neri di utilizzare strutture pubbliche di bianchi, ostacoli insormontabili nel diritto all’istruzione… Tutto questo con arresti arbitrari per i semplici sospetti, condanne spropositate per i trasgressori, e utilizzo della tortura in prigione.
Le norme che cominciarono a essere applicate a partire dal 1948 andarono semplicemente a istituzionalizzare un regime di segregazione che di fatto era già presente in Sud Africa. Lo sviluppo che interessò il paese tra le due guerre comportò un’industrializzazione senza precedenti, ponendo la problematica della crescente urbanizzazione che vedeva protagonisti i neri, i quali si riversavano nelle città per lavorare.
L’apartheid, infatti, non fu un mero regime di segregazione razziale, ma un vero e proprio sistema di sfruttamento di manodopera a basso costo, la quale doveva essere costantemente disponibile così da alimentare lo sviluppo dello Stato trainato dal capitale britannico e dagli interessi degli afrikaner.
Di seguito, le parole di Nelson Mandela a riguardo:
“Apartheid era un vocabolo nuovo, ma l’idea era vecchia. Significa letteralmente separatezza, e rappresenta la codifica in un unico sistema oppressivo di tutte le leggi e i regolamenti che per secoli hanno mantenuto gli africani in una posizione di inferiorità rispetto ai bianchi. Quello che era esistito più o meno “de facto” (n.d.r. di fatto) doveva implacabilmente affermarsi “de jure” (n.d.r. per legge).
Nel 1973 l’ONU condanna l’apartheid come crimine contro l’umanità, e vengono attuate pesanti misure di boicottaggio nei confronti del governo sudafricano. Questi fatti hanno avuto sicuramente un grande peso, ma senza l’enorme impatto dei movimenti di liberazione interni, non si sarebbe giunti, nel 1990, ai primi segni di apertura manifestati dal governo allora presieduto da Frederik de Klerk, culminati con le prime elezioni libere e a suffragio universale nel 1994.
Il leader sudafricano Nelson Mandela ha chiesto la rapida fine del sistema dell’apartheid e ha predicato la riconciliazione. Era luglio 1990. Solo quattro mesi prima era stato rilasciato, dopo 27 anni di carcere. All’epoca, il Sudafrica era ancora governato da una minoranza bianca. Quattro anni dopo questo discorso, Mandela sarebbe diventato il primo presidente di un Sudafrica democratico.
A Robben Island, la prigione di massima sicurezza per dissidenti politici e nemici del regime, emblema della rinascita sudafricana dopo l’apartheid, Nelson Mandela ha passato 20 dei quasi 30 anni di prigionia, che non gli hanno impedito di rovesciare il regime, vincere un premio Nobel per la Pace e diventare il primo Presidente di colore del Paese.
Per la redazione
Alessia Giurintano
ll leader sudafricano Nelson Mandela ha chiesto al Parlamento Europeo la rapida fine del sistema dell’apartheid e ha predicato la riconciliazione nel luglio 1990. Solo quattro mesi prima era stato rilasciato, dopo 27 anni di carcere. Quattro anni dopo questo discorso, Mandela sarebbe diventato il primo presidente di un Sudafrica democratico.
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