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La suora del deserto

25 Giugno 2024
La suora del deserto

Rosemary Lynch nasce il 18 marzo 1917 a Phoenix, capitale dello stato dell’Arizona negli Stati Uniti del sud. La città, già culla di un’antica civiltà nata nei primi secoli dopo Cristo, rinascerà dalle sue ceneri nel 1867 ai bordi del deserto di Sonora. Nel destino di Rosemary torneranno piano, prima Gesù Cristo e poi il deserto.

Dopo aver preso i voti da suora francescana nel 1934, lavorerà come insegnante a Los Angeles e poi come preside nel Montana dal 1957. Nel 1960 viene eletta all’amministrazione delle suore francescane e si trasferisce a Roma, sulla via Cassia. Come rappresentante della Congregazione sarà molto attiva nei lavori del Concilio Vaticano II, momento storico di rinnovamento della Chiesa Cattolica e di inizio di dialogo della stessa con il mondo moderno.

Nel periodo romano, accoglierà nella sua casa molte personalità ecclesiastiche progressiste come don Hélder Câmara e Leonardo Boff e collaborerà alla commissione vaticana su Giustizia e pace. Da Roma svolgerà una serie di viaggi che la porteranno in Indonesia, in Messico e in alcune parti dell’Africa. Anche facendo queste esperienze e vivendo le profonde ingiustizie del mondo, maturerà il desiderio di tentare un cambiamento sociale nonviolento.

Tornata negli Stati Uniti a Las Vegas nel 1977, scelse di lavorare a fianco delle comunità povere di provenienza centroamericana. Quando scoprì però che nel vicinissimo deserto del Nevada venivano svolti test con armi nucleari molto più devastanti di quelle che crearono l’apocalisse di Hiroshima e Nagasaki nel Giappone del 1945, decise di non restare inerte. 

Rosemary Lynch iniziò a impegnarsi con il gruppo “Francescani per la pace” e co – fondò il Nevada Desert Experience e il Pace e Bene Nonviolence Service attraverso i quali si moltiplicarono digiuni, veglie di preghiera e manifestazioni nonviolente contro i test nucleari, la loro ideologia militarista e gli effetti sulle popolazioni locali, gli Ohono O’odham (“gente del deserto”) discendenti dai nativi americani. Fu arrestata più volte, ma continuò senza sosta.

Nel 1977 l’italiano Gianni Novelli, fondatore del CipaxCentro interconfessionale per la pace” morto di recente nel novembre del 2023, realizzò con lei un’intervista che diventerà il libro Francescana e pacifista (Borla) e Rosemary riprenderà a frequentare anche l’Italia, partecipando anche alle proteste per l’installazione dei missili con testate nucleari in Sicilia, a Comiso, all’inizio degli anni ottanta.

Suor Rosemary Lynch, ancora attiva nella battaglia nonviolenta per la pace e un mondo più giusto, morirà a 93 anni per le conseguenze di un incidente in cui viene investita, il 9 gennaio 2011. 

In un’intervista radiofonica rilasciata allo stesso Gianni Novelli, che riprendiamo dalla rivista Se Vuoi 2/2018, aveva detto: “Forse, come la maggior parte delle persone, io pure sono stata lenta ad apprendere alla scuola della vita. Troppo lentamente sono divenuta sempre più consapevole dell’interdipendenza di tutto l’esistente, dell’intimo collegamento degli esseri umani tra di loro, e di tutti noi con la creazione minerale, vegetale e animale intorno a noi. Quanta bellezza, forza e fragilità! È divenuta sempre più profonda in me la convinzione che non ci è più possibile essere nemici l’uno dell’altro, ma che, come esseri umani, dobbiamo stare insieme, alleati contro la potenziale distruzione della nostra dimora, lo stupendo pianeta terra. Non c’è tempo da perdere! C’è qualcosa che ciascuno di noi può fare, qui dove siamo, e adesso”. E poi ancora “mi sembra che certe persone siano morte ancor prima di morire. Rinunciano alla speranza e vanno in pensione dalla vita oltreché dal lavoro. Grazie a Dio per me non è mai stato così”.

Colpisce il fatto che il deserto è stato per suor Rosemary Lynch non solo il luogo simbolico della preghiera e non il contrario del paradiso, inteso come giardino rigoglioso nelle principali confessioni monoteiste nate di solito in un clima arido. Il deserto per lei sembra già essere un eden prezioso da difendere con consapevolezza: dalla guerra, dall’ingiustizia, dalla disuguaglianza e dall’insensatezza di scelte votate alla distruzione della specie umana.

Per la redazione

Fabrizio Ferraro

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Foto di Quintin Gellar https://images.pexels.com/photos/844167/pexels-photo-844167.jpeg?auto=compress&cs=tinysrgb&w=600
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