Mirella Karpati: il diritto di essere umani

“Modello di identificazione di ogni Rom, giovane o vecchio che sia,
impegnato in una difficile lotta per l’affermazione di sé…”
Se si pensa al mondo delle minoranze e alla lotta per i diritti umani delle ultime, un nome che non si può non fare, in quanto icona di nonviolenza e professionalità accademica è Mirella Karpati; nata a Fiume il 9 settembre del lontano 1923, è stata la definizione di studiosa-militante, battendosi per i diritti della comunità rom, studiando la cultura “zingara”, unendo tutto questo con la sua professione di pedagogista.
Si schierò dalla parte di sinti e rom, facendo in modo che i loro diritti fossero rispettati, fondando a sua volta assieme a Don Bruno Nicolini il “centro studi zingari”.
Un suo concreto impegno – oltre ai numerosi libri scritti – è stato lo studio dell’inclusione scolastica di bambini rom e sinti, cercando di sensibilizzare le istituzioni e rendere l’integrazione delle minoranze più naturale, come dovrebbe essere per principio umano, cercando di permettere ai bambini di avere uno sguardo più completo sulla cultura e sulle possibilità che l’istruzione può dare.
Altro suo importante impegno fu la direzione per ben 34 anni (dal 1965 al 1999) della rivista scientifica “Lacio Drom” – ad uscita bimestrale con centro di interesse l’inchiesta sulle culture zingare a carattere oggettivo, con studio sulle popolazioni rom, affiancate da dati certi, raccolti e elaborati in seguito. Tutto ciò fu accompagnato dalla sua solida professione che permise uno studio intersezionale della lotta nonviolenta per permettere a tutte le minoranze di poter esistere in quanto esseri umani e di vivere in uno spazio, senza ricevere denigrazioni a stampo razzista, di qualsiasi tipo.
Di particolare interesse possiamo trovare alcuni dei suoi scritti, o meglio dire, scritti accademici e scientifici su argomenti trattati precedentemente. Si prenda ad esempio questi scritti in cui ha avuto parte fondante, assieme ad altri studiosi e amici: “ADOLESCENTI ZINGARI E NON ZINGARI: Un approccio sociologico con il test del villaggio.” (1976) o Porrajmos: La persecuzione nazista e fascista dei rom e dei sinti (1996).
Questi testi mostrano il suo lato accademico nella ricerca di risposte e dimostrazioni di persecuzione razziale, negli aspetti storici e sociologici della questione.
Ricercando e iniziando inchieste sul ruolo e sulle estrazioni delle famiglie rom e sinti; le possibilità che i figli di queste famiglie hanno e dove possono andare, senza ricevere trattamenti discriminatori o minoritari, in quanto “discriminabili” perché considerati “diversi” o “arretrati” – parole fondanti nell’essere umano occidentale anche nei confronti di altre popolazioni soggette a colonizzazione.
Un altro importante testo da citare è: “Zingari e Resistenza” (1996) – scritto che mostra con una certa puntualità il ruolo delle popolazioni rom e sinti nella lotta per contrastare il regime e porre fine alla guerra, al massacro di essere umani e etnie, compresa la loro, particolarmente colpita – puntualizzando il desiderio di estinzione posto dallo stesso Hitler.
Tutto questo è stato posto, per essere donato – come ogni studio scientifico accademico – a noi lettori, usufruendone per giungere ad una conclusione, avere consapevolezze e non abbandonarci all’ignoranza e all’indifferenza.
Con il suo incredibile impegno e attivismo concreto ha lasciato delle importanti rivendicazioni, a partire dal grido forte e comune: linea dura e intransigente per quanto riguarda la difesa dei diritti fondamentali per tutti gli esseri umani, perché non si può continuare a vivere in un mondo, in cui, se hai abitudini, usanze e tratti semantici non in linea alla tradizione occidentale viene automaticamente scartato e messo ai margini.
Marginalizzando il problema, verrà poi a galla un problema importante di integrazione, che spingerà i soggetti a vivere in modo precario, perdurando poi la loro quotidianità con insofferenza.
Mirella Karpati, morta a Roma nel 2017, ci ha lasciato un importante spunto umanitario, un filo di pensiero diretto all’inclusione e al rispetto del prossimo abbattendo questi muri, creati a priori, dall’alto verso il basso. Che dalla cultura e dall’informazione possano nascere idee di pace e inclusione universale, vivendo in armonia, conoscendoci e rispettandoci, sempre.
Giulia Ruggeri per la redazione
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