ONE DAY AT A TIME
La nascita degli alcolisti anonimi – Bill W. e dott. Bob
«I just cant go on livin’ this way
Guess I have to learn to live my life one day at a time»
«Non posso continuare a vivere così
Immagino di dover imparare a vivere la mia vita un giorno alla volta»
Joe Walsh – One day at a time
Billl W.
«I was born, to be exact, in a hotel then known as Wilson House. I was born, perhaps rightly, in a room just back of the old bar.»[1]
«Sono nato, per essere esatto, in un hotel allora conosciuto come Wilson House. Sono nato, forse giustamente , in una stanza proprio dietro il vecchio bar.»
Bill W.
William Griffith Wilson, anche noto come Bill Wilson o solo Bill W., è stato uno dei due co-fondatori degli Alcolisti Anonimi.
Nacque il 26 novembre del 1895 nel Vermont e venne cresciuto, insieme alle sue sorelle, dai nonni materni, Fayette ed Ella Griffith.
Nel corso della sua adolescenza divenne il capitano della squadra di football della sua scuola e il primo violino dell’orchestra. Nell’estate del 1913, all’età di 17 anni, incontrò la sua futura moglie, Lois Burgnham, con cui si fidanzò due anni dopo.
Iniziò a frequentare l’università di Norwich, ma la depressione e gli attacchi di panico lo costrinsero a lasciare durante il secondo semestre. A quel punto rivolse la sua attenzione verso la carriera militare, durante la quale iniziò a bere.
Il 24 gennaio del 1918 si sposò con Lois e subito dopo partì per la Prima Guerra mondiale.
Dopo la fine della guerra, tornò a vivere a New York con sua moglie, con cui avviò un’attività di speculatore finanziario, che li portava a compiere viaggi frequenti. Sua moglie sperava che questi viaggi lo tenessero lontano dal bere, ma questa strategia non funzionò e l’abitudine di Bill Wilson di bere danneggiò i loro affari e la sua reputazione.
Nel 1933, Bill W. fu ricoverato presso il Charles B. Towns, un ospedale per le dipendenze da droga o alcol. Era seguito dal dottor William Duncan Silkworth, che sosteneva che l’alcolismo fosse una questione di controllo sia fisico che mentale. Sebbene l’affermazione che l’alcolismo fosse una condizione medica lo rincuorasse, non era sufficiente ad aiutarlo a smettere. L’anno successivo, a novembre, ricevette una visita di un vecchio compagno di bevute, Ebby Thacher, che era sobrio da molte settimane grazie all’aiuto del Gruppo Oxford (gruppo nato sulla base dei principi e dell’ideologia di un movimento luterano, con il fine di una rinascita spirituale dell’umanità attraverso la condivisione, il mutamento e la conversione).
Bill Wilson rimase colpito dalla visita, ma poco dopo fu ricoverato per la quarta (e ultima) volta presso il Charles B. Town. Durante questo ricoverò manifestò dei segni del delirium tremens. Durante questo ricovero, ebbe l’esperienza spirituale della “luce bianca”[2], grazie alla quale riuscì a smettere di bere. In seguito, aderì anche al Gruppo Oxford.
Il 12 maggio 1935, durante un viaggio di lavoro, fu tentato nuovamente dall’idea di bere e decise che, per restare sobrio, aveva bisogno dell’aiuto di un altro alcolista. Così chiamò alcuni pastori, contattando il reverendo episcopale Tunks, che lo mise in contatto con Henrietta Siebirling, che a sua volta lo mise in contatto con un alcolista, anche lui membro del gruppo Oxford.[3]
Dott. Bob
«Ma se Bill era un visionario, in anticipo rispetto agli altri,
il dottor Bob era forse più a contatto con il “qui ed ora”.»[4
Il secondo protagonista di questa vicenda è Robert Holbrook Smith, anche conosciuto come Dr Bob, nato l’8 agosto del 1879. I suoi genitori, Susan A. (Holbrook) e Walter Perrin Smith, lo crebbero in un contesto molto religioso e la frequenza con cui veniva portato a messa lo spinse a decidere che non ci sarebbe mai andato da adulto.
Nel 1898, dopo aver terminato gli studi presso la St, Johnsbury Academy, iniziò a frequentare il Dartmouth College, ad Hanover, nel New Hampshire e, in quel periodo, cominciò a bere. Già a quei tempi recuperava dai postumi dell’alcol più rapidamente rispetto ai suoi compagni e non provava mal di testa e questi dettagli lo spinsero a considerare, in seguito, che fosse sempre stato un alcolista.
Dopo il diploma nel 1902, lavorò per tre anni, prima di tornare a studiare presso l’Università del Michigan. Nel frattempo, aveva continuato a bere e questo lo portò inizialmente a saltare le lezioni e, poi, a lasciare gli studi. In seguito, riuscì a tornare all’università e passare gli esami e si trasferì al Rush Medical College. Tuttavia non aveva smesso di bere e, per questo motivo, l’università gli chiese di prolungare i suoi studi di alcuni mesi, durante i quali sarebbe dovuto restare sobrio.
Dopo la laurea, iniziò a lavorare in ospedale e per i successivi due anni riuscì a mantenersi occupato, evitando di bere.
Il 25 gennaio del 1915 sposò Anne Robinson Ripley e aprì il suo studio privato ad Akron, in Ohio. In quel periodo, però, riprese anche a bere. Quando prese coscienza del suo problema, decise di farsi ricoverare per provare a smettere e in totale tentò questa strada più di una volta, arrivando a dodici ricoveri.
Anche il periodo del Proibizionismo, e la conseguente difficoltà di procurarsi alcol, giocarono un ruolo nella sua storia, aiutandolo a non bere, almeno fino a quando non scoprì come estrarlo dai medicinali. Così trascorse gli anni successivi in un precario equilibrio tra la ricerca dell’alcol che desiderava e il lavoro nel suo studio medico
Nel mese di gennaio del 1933, assistette a una lettura di Frank Buchman, il fondatore del Gruppo Oxford, dopo della quale iniziò a frequentare gli incontri di gruppo nel tentativo di combattere la sua dipendenza dall’alcol, ma i suoi sforzi rimasero vani fino al 12 maggio 1935.[5]
I Dodici Passi
«Prima di cominciare vorremmo chiarire bene che il programma di recupero proposto da A.A. è il frutto di una sintesi ricavata dalla medicina, dalla psichiatria, dalla religione e dalla nostra esperienza personale nel bere e nel recupero. Cercherete invano un solo principio base. Noi abbiamo soltanto dato forma a vecchi e dimostrati princìpi della psichiatria e della religione, in modo che l’alcolista possa accettarli; abbiamo poi creato una associazione a lui idonea, dove può mettere in pratica, con entusiasmo, questi princìpi, su se stesso e sugli altri sofferenti.»
Bill W.[6]
Infatti fu proprio Bob Smith a rispondere alla chiamata di Bill Wilson, la sera del 12 maggio 1935. Durante quella chiamata, Bob Smith, deciso a smettere di bere, invitò Bill Wilson a stare a casa sua. Dopo un iniziale periodo di sobrietà, ebbe una ricaduta circa un mese dopo, mentre partecipava ad un convegno ad Atlantic City, da cui ritornò ad Akron il 9 giugno. Quel giorno bevve qualche drink per evitare il delirium tremens. Anche la mattina seguente bevve una birra per rilassare i suoi nervi prima di un’operazione. Fu l’ultimo drink alcolico da lui bevuto.
Dopo questa esperienza, Bill Wilson e Bob Smith iniziarono a lavorare con altri alcolisti.
Nel 1938, dopo che circa 100 alcolisti tra Akron e New York erano tornati sobri, i due decisero di promuovere il loro programma di recupero attraverso la pubblicazione di un libro, di cui Wilson fu scelto come primo autore e per il quale scelsero come titolo “Alcolisti Anonimi”.
All’interno del libro era presente una lista delle attività suggerite per aumentare la spiritualità, meglio conosciuta come “i Dodici Passi”:
- Abbiamo ammesso di essere impotenti nei confronti dell’alcol e che le nostre vite erano diventate incontrollabili.
- Siamo giunti a credere che un potere più grande di noi avrebbe potuto riportarci alla ragione.
- Abbiamo preso la decisione di affidare la nostra volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potemmo concepirlo.
- Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi.
- Abbiamo ammesso a Dio, a noi stessi e ad un altro essere umano l’esatta natura dei nostri torti.
- Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio rimuovesse tutti questi nostri difetti di carattere.
- Gli abbiamo chiesto umilmente di eliminare le nostre mancanze.
- Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone che avevamo danneggiato e siamo diventati disposti a rimediare a tutte loro.
- Abbiamo fatto ammenda verso tali persone ovunque possibile, tranne quando, così facendo, avremmo danneggiato loro oppure altri.
- Abbiamo continuato a fare un inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso.
- Abbiamo cercato, attraverso la preghiera e la meditazione, di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirlo, pregando solo per la conoscenza della sua volontà nei nostri riguardi e per la forza di realizzarla.
- Avendo avuto un risveglio spirituale come risultato di questi passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio ad altri alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutti i campi della nostra vita.
Dal loro libro prese il nome l’associazione Alcolisti Anonimi, che fornisce aiuto alle persone che hanno problemi a uscire dalla dipendenza del bere, garantendo, come dice il nome stesso, l’anonimato.
Dopo la sua nascita nel 1935 negli Stati Uniti (in particolare, il suo compleanno è considerata la data dell’inizio della sobrietà di Bob Smith, ovvero il 10 giugno), si è diffusa in oltre 160 Paesi, senza mai affiliarsi a nessun tipo di ideale o organizzazione politica o schierarsi su nessuna controversia o causa civile, non sostenendo né le posizioni proibizioniste né quelle antiproibizioniste.
La sua struttura, l’anonimato e la libertà e volontarietà della frequenza alle riunioni (salvo caso di ordini giudiziari) rende complicato fare uno studio scientifico sull’efficacia del supporto fornito, sebbene ne esistano alcuni che dimostrano una correlazione tra la frequenza ad AA e alcuni risultati positivi nel combattere la dipendenza[7].
Negli corso degli anni, il programma dei Dodici Passi è stato adattato per affrontare un’ampia gamma di problemi e dipendenze. Oltre 200 organizzazioni di auto-aiuto utilizzano attualmente principi in dodici passi per il recupero. Ad esempio, Narcotici Anonimi è formata da tossicodipendenti che non fanno riferimento alla dipendenza da alcol, ma esistono anche associazioni che si occupano delle nuove dipendenze, come Gambler Anonymous o Debtors Anonymous.
I due co-fondatori degli Alcolisti Anonimi continuarono a farne parte attivamente per il resto della loro vita, perseverando nel loro sostegno verso altri alcolisti.
Bob Smith morì nel 1950, per un cancro al colon, mentre Bill Wilson morì di enfisema e polmonite in Florida nel 1971.
Irene
[1] W. Wilson, Bill W.: My First 40 Years. An autobiography by the cofounder of Alcoholics Anonymous, Hazelden, 2000.
[2] https://www.cufrad.it/news-alcologia/aa/la-storia-di-bill-w/37612
[3] https://www.steppingstones.org/about/the-wilsons/bills-story/
[4] Il Dott. Bob e i Buoni Vecchi Compagni, Alcoholics anonymous world services, 1980
[5] https://www.drbobshome.org/about/history/
[6] https://www.amiciaa.org/460-tre-discorsi-alle-societa-mediche-di-bill-w-co-fondatore-di-alcolisti-anonimi
[7] https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1530-0277.2001.tb02271.x
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