RUPI KAUR

LA POETESSA NELL’UNICO TEMPO CHE ESISTE DAVVERO
“La depressione è silenziosa
non la si sente arrivare
e tutt’a un tratto è
la voce più alta che si ha in testa”RUPI KAUR
Di origine indiana, Rupi Kaur nasce il 4 ottobre del 1992, e già da bambina conosce cosa vuol dire essere immigrata trovandosi a vivere in Canada qualche anno dopo.
La sua svolta personale risale ai suoi cinque anni quando la madre le diede la possibilità di disegnare su un foglio bianco ciò che il cuore le donava quotidianamente portandola a raccontarsi, con il suo sguardo da bambina nel suo possibile futuro, sulla donna che sarebbe potuta diventare.
La sua passione per la scrittura iniziò in giovane età, ottenendo la sua prima vittoria in ambito culturale, vincendo un concorso di saggi ed eloquenza. La continua elaborazione di scritti, la portò a dedicarsi poco dopo al giornalismo e presto passò dal pubblicare i suoi scritti in modo anonimo al metterci la faccia e il nome attraverso un social in voga quegli anni: Tumblr.
Il suo ingresso nel mondo dell’editoria avvenne nel 2014, debuttando con la sua prima raccolta poetica dal titolo Milk and Honey che raccolse un numero considerevole di copie, complessivamente intorno a 2,5 milioni rimanendo per oltre un anno all’interno della classifica “bestseller” del New York Times.
Kaur è identificabile come: “Instapoet”, ovvero, una poetessa che usa Instagram, mostrando come la composizione letteraria e poetica possa essere pubblicata sui social, senza basi cartacee, facendo circolare le proprie idee e ispirazione con istantaneità.
Nel 2015 decise di abbattere un taboo molto noto: il ciclo mestruale. Sensibilizzò sull’argomento pubblicando alcune foto, proprio nei giorni interessati dal flusso mostrandone la consistenza e il forte significato, dando varie rappresentazioni di ciò che le mestruazioni significano per una donna quotidianamente. Ha intitolato queste sue opere “the period” ma purtroppo, queste foto vennero travolte nel tunnel della censura di Instagram, che le oscurò e cancellò poco dopo.
Nelle sue poesie, le parole dei versi si susseguono senza gerarchia o rumore; le parole, i nomi, quello che viene prima e quello che viene dopo, tutto possiede la stessa dignità e tutte nella stessa condizione.
Rupi Kaur scrive innanzitutto di se stessa mettendo al centro delle sue opere il concetto di “io” che parla in prima persona usando spesso questi verbi: vedo, vivo, sento, ascolto, possiedo.
Inoltre, si dedica al racconto dell’amore, ma anche del disamore, dell’abbandono e della inaffidabilità.
I suoi versi sulla violenza, mettono i brividi, fanno tremare la coscienza nella loro semplicità.
Le sue poesie sono piene di spazi contrastanti, di male e di bene ma ciò che la rende così amata dai giovani è la sua capacità di far brillare la gioia e la vittoria.
Una poesia genuina, diretta, qualcosa che vuole esprimere, vuole essere compresa, non vuole essere bella, vuole solo essere utile.
Una poesia che vuole gridare “lotta” perché molte delle poesie di Rupi Kaur trattano la salute mentale, parlano di depressione, ansia e, leggendole, si può percepire il suo dolore nelle parole, ma anche la forza di rialzarsi e combattere.
Per questo trovo i suoi versi in linea con il numero di questo mese e penso che sia un ottimo testimone per il nostro magazine “Appunti di Pace”, in quanto il 10 Ottobre c’è stata la Giornata Mondiale sulla Salute Mentale. È riuscita a toccare l’amore, la femminilità, la migrazione, il trauma ma anche la guarigione.
Posso dire di essere una di quelle giovani che è stata attratta dalle sue poesie e vorrei concludere citando una che mi ha colpito in particolar modo, forse perché mi ci rispecchio.
di Giuli Ruggeri
quando non idealizzo il passato
è perché sono occupata ad angosciarmi per il futuro
non c’è da stupirsi se
non mi sento viva
non sto vivendo
nell’unico tempo che esiste davvero– il presente
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