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Analisi e valutazione della stampa libera

23 Maggio 2024
Analisi e valutazione della stampa libera

Ottenere informazioni accurate sulla società in cui viviamo e sugli eventi che, pur avvenendo a decine di chilometri di distanza, ci influenzano direttamente o indirettamente, è essenziale per il funzionamento di ogni democrazia. Di conseguenza, la libertà di stampa, un diritto che consente a ogni cittadino di leggere e ascoltare informazioni corrette e libere da ogni forma di censura e di discuterne liberamente e apertamente, risulta essere uno dei pilastri fondamentali per alimentare la democrazia in ogni contesto nazionale. Ma cosa si intende con stampa libera?
Parallelamente all’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Johannes Gutenberg tra il 1453 e il 1455, si assistette anche alla diffusione dei mezzi di repressione e controllo da parte delle autorità pubbliche, che cercavano di ostacolare la diffusione della conoscenza. La libertà di stampa e di espressione era fortemente limitata, poiché le poche riviste e periodici esistenti erano soggetti al controllo dei sovrani, i quali li impiegavano come strumenti di propaganda per promuovere la propria immagine e ideologia. Al fine di contrastare questi mezzi di repressione, il principio della libertà di stampa fu sancito dall’articolo 11 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino il 26 agosto 1789, il quale afferma: “La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo: tutti i cittadini possono dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge”.
Oggi, questa libertà è tutelata su larga scala dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che sancisce: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere […]. Questo diritto comprende la possibilità di sostenere personali opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso qualsiasi mezzo informativo, indipendentemente dal fatto che esso attraversi le frontiere”.
Nel contesto europeo, la libertà di stampa è protetta dall’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti Umani (“Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere e di impartire informazioni e idee senza ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”) e dall’articolo 11 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (“Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere e di comunicare informazioni e idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”).
In Italia, questa libertà è tutelata dalla Costituzione attraverso l’articolo 21, che afferma: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria”.
Tuttavia, nonostante la diffusione del concetto di “stampa libera” e la sua successiva cristallizzazione grazie alla promulgazione di leggi nel corso della storia, secondo il report annuale World Press Freedom Index 2023 pubblicato da Reporters Sans Frontières in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa promossa dall’Unesco (3 maggio), ancora oggi la libertà dei media è compromessa in un numero crescente di Paesi.
Il World Press Freedom Index elabora una classifica di 180 paesi basandosi sulla valutazione dell’Organizzazione delle testimonianze relative alla libertà di stampa dei singoli stati. Questa valutazione avviene tramite la somministrazione di un questionario che esplora diverse aree, quali il pluralismo, l’indipendenza dei media, l’ambiente e l’autocensura, la struttura legislativa, la trasparenza e le infrastrutture. Il questionario considera anche il contesto giuridico dei media, inclusi le sanzioni per i reati di stampa, l’esistenza di un monopolio di stato su alcuni media e il grado di regolamentazione dei media stessi. Inoltre, tiene conto del livello di indipendenza dei media pubblici. L’obiettivo di questo indice è fornire un’indicazione del grado di libertà di stampa presente nei vari paesi e valutare gli sforzi compiuti dalle autorità per garantire tale libertà.
Secondo il rapporto, la situazione varia da “molto grave” in 31 paesi, a “difficile” in 42, “problematica” in 55, e “buona” o “soddisfacente” in 52 paesi. In altre parole, il contesto giornalistico è considerato “cattivo” in sette paesi su dieci, mentre è soddisfacente solo in tre paesi su dieci.
Tra i paesi più virtuosi si distinguono la Norvegia, presente sul podio da 7 anni consecutivi, seguita dall’Irlanda e dalla Danimarca. Al contrario, gli ultimi tre posti sono occupati da paesi asiatici: il Vietnam al 178º posto, la Cina, che perde 4 posizioni scendendo al 179º, viene definita da Reporters Sans Frontières “il più grande carceriere di giornalisti al mondo”, mentre la Corea del Nord si posiziona all’ultimo posto.
Nell’ultimo anno, la classificazione è peggiorata da “problematica” a “molto cattiva” in altri tre paesi: Tagikistan (in calo di 1 posizione al 153° posto), India (in calo di 11 posizioni al 161° posto) e Turchia (in calo di 16 posizioni al 165° posto). In India, le acquisizioni dei media da parte di oligarchi vicini al Primo Ministro Modi hanno compromesso il pluralismo, mentre l’amministrazione Erdogan in Turchia ha intensificato la persecuzione dei giornalisti in vista delle elezioni previste per il 14 maggio.
La Grecia si colloca come il Paese peggiore nell’Unione Europea per quanto riguarda la tutela della libertà di informazione, occupando la 107ª posizione su 180, e viene preceduta dagli Stati membri dell’UE come Malta (84ª) e Ungheria (72ª). Nel frattempo, l’Italia ha guadagnato 17 posizioni nella classifica mondiale, arrivando al 41º posto e superando gli Stati Uniti, che hanno perso tre posizioni e si posizionano al 45º posto.
In particolare, i rispondenti al questionario dell’Indice negli Stati Uniti hanno dato giudizi negativi riguardo al quadro giuridico a livello locale e alla diffusa violenza, nonostante gli sforzi dell’amministrazione Biden. Allo stesso tempo, gli omicidi di due giornalisti, Jeff German del Las Vegas Review-Journal a settembre 2022 e Dylan Lyons di Spectrum News 13 a febbraio 2023, hanno influito negativamente sulla posizione del paese nella classifica.
È dunque il calo delle libertà, l’aumento dell’aggressività da parte di governi autocratici così come da alcuni considerati democratici, le massicce campagne di disinformazione o propaganda alimentate dai nuovi canali creati da internet capaci di diffondersi molto più velocemente, a rappresentare le principali minacce per la libertà di stampa. Tra queste minacce, il World Press Freedom Index del 2023 evidenzia i veloci impatti dell’industria dei contenuti falsi nel sistema digitale sulla libertà di stampa. In 118 paesi, che rappresentano due terzi dei 180 paesi valutati dall’Indice, la maggioranza dei partecipanti al questionario ha segnalato che gli attori politici nei loro paesi erano frequentemente o sistematicamente coinvolti in massicce campagne di disinformazione o propaganda. Questa capacità senza precedenti di manipolare i contenuti è utilizzata per compromettere l’informazione verificata e, di conseguenza, minare una stampa libera.

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