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Le donne della musica jazz

29 Aprile 2024
Le donne della musica jazz

Il nostro orecchio musicale, viziato troppo spesso dai costumi e dalle abitudini socio-culturali, tende ad associare il genere jazz ad una voce maschile. 

O per lo meno, nella maggior parte dei casi, questo accade quando ascoltiamo la musica da ascensore o immaginiamo quella che suona nei vicoli di New Orleans. 

La colpa non è da additare solo ad una poco conoscenza della materia, a pregiudizi di genere o a scarso approfondimento. Difatti, negli anni della cosiddetta “Età del Jazz”, il numero delle cantanti jazz era molto ridotto, e ancora più esiguo era quello delle compositrici jazz, le quali erano comunque riconosciute solo come cantanti e non come compositrici. Nonostante ciò, sono diverse le cantanti e musiciste che hanno contribuito alla storia della musica jazz, fatta eccezione per qualche artista più fortunata, come Ella Fitzgerald o Billie Holiday. 

Le donne furono introdotte nella musica jazz durante gli anni ‘20, quando gruppi tutti al femminile, come le Blue Belles, le Parisian Redheads e la band di Lil Hardin Armstrong – grande compositrice statunitense che ottenne la sua fama solo quando divenne moglie di Louis Armstrong – iniziarono a prendere piede. Quelli erano gli anni in cui le donne iniziarono ad avere una maggiore indipendenza sul piano sociale, nella vita mondana, e potevano esprimere loro stesse in modo più libero ed accentuato. E questi furono gli anni di artiste come la cantante blues afroamericana Bessie Smith, la quale ispirò tempo dopo Billie Holiday e molto più tardi Janis Joplin. Molto influente per il genere furono anche Mary Lou Williams, pianista eccezionale e considerata tra le “madri del jazz”, e poi la già citata Lil Hardin Armstrong e molte altre. 

Solo negli anni ‘40, queste artiste ottennero il riconoscimento meritato nel mondo della musica. In particolare Billie Holiday, insieme ad altri cantanti uomini, traghettarono il jazz in quello che poi diventò lo swing, e questo cambiamento diede lo slancio alle nuove donne del jazz.

Bessie Smith (1894-1937)

Cantante jazz statunitense considerata una tra le più famose e talentuose degli anni Venti e Trenta. Era chiamata l’Imperatrice del Blues grazia alla sua voce sinuosa e audace ma anche malinconica. Visse i primi anni della sua vita in povertà, iniziò poi a trovare nel canto lo strumento per sostenersi economicamente fino a che non divenne una vera e propria professionista. Cantava in una compagnia che proponeva spettacoli vaudeville e commedia legera, poi entrò in un’orchestra ad Atlantic City. Nel 1923 ottenne un ingaggio alla Columbia Records e registrò il disco di grande successo Down Hearted Blues con cui riuscì a vendere 800 mila copie in pochi mesi. Bessie Smith ottenne un grande consenso di pubblico negli stati meridionali, anche da parte dei bianchi. Nei suoi spettacoli oltre a cantare, Bessie ballava, mimava e recitava con i suoi abiti appariscenti e luminosi. 

Mahalia Jackson (1911-1972)

Cantante statunitense legata al mondo jazz e gospel famosa per il suo timbro potente e autorevole, arrivava ad un’estensione di quasi 5 ottave. Inoltre aveva una grande capacità emozionale tanto da creare nell’ascoltatore un impatto emotivo molto forte. Era una persona molto credente infatti dopo un po’ scelse di dedicarsi solo alla musica religiosa e rifiutò la partecipazione a programmi troppo audaci. Dopo la morte della madre, si trasferì a Chicago e divenne prima corista della Greater Salem Baptist Church poi si unì ai Johnson Gospel Singers fino a che non divenne una cantante solista esordendo per la Decca con il primo successo God’s Gonna Separate the Wheat from the Tares. Avvicinandosi poi al pianista Thomas Dorsey, che fu il primo a unire la musica blues, il jazz con la musica religiosa, Mahalia Jackson iniziò a direzionarsi verso questo genere e insieme con Dorsey crearono un sodalizio decennale. Negli anni Sessanta fu in prima linea nel movimento per i diritti civili dei neri d’America, partito in Alabama a metà anni ’50 e insieme a Martin Luther King proseguì anche con altre battaglie. Insieme a lui, nella marcia di protesta dell’agosto 1963 a Washington, dopo la lettura del discorso “I have a dream” intonò il gospel I’ve Been ‘Buked, and I’ve Been Scorned. Dopo la morte di Martin Luther King, al cui funerale cantò anche Take My Hand, Precious Lord di Dorsey, il suo impegno civile si fermò. I brani di Mahalia Jackson furono coronati anche da tre Grammy Awards, Move On Up a Little Higher, His Eye Is on the Sparrow e Precious Lord, Take My Hand sono stati inseriti nella Grammy Hall of Fame.

Billie Holiday (1915-1959)

è sicuramente tra le più grandi jazziste conosciute al mondo. Memorabili sono i suoi brani God bless the Child, I Love you, Porgy, The Man I Love, Fine and Mellow e Strange Fruit. Quest’ultimo brano, che descriveva il linciaggio dei neri, divenne ben presto un inno popolare associato alle proteste per i diritti civili dei neri e venne usata anche da noti attivisti, come Malcolm X. La sua voce espressiva, raffinata e graffiata trasmetteva tutto il suo carisma, interrotto bruscamente a causa dell’abuso di droga e alcool ma anche per colpa della sua vita travagliata. Sin dall’infanzia, Billie Holiday si è sempre portata dietro un bagaglio di abbandoni, violenze e lotte contro il razzismo. Era una strenua lottatrice dei diritti dei neri e fu tra le prime cantanti nere a suonare insieme a musicisti bianchi, Nel ‘39, al Cafè Society di New York, si esibì coraggiosamente con quella canzone che diventò la pietra miliare di una rivolta artistica contro la segregazione razziale, Strange Fruit. E anche Fine and Mellow era un brano destinato a restare impresso nella storia della musica afroamericana.

Ella Fitzgerald (1917-1996)

è sicuramente la prima donna che ci viene in mente se pensiamo alla musica jazz. Vincitrice di ben 14 Grammy ha venduto oltre 40 milioni di dischi, degna di nota era la sua estensione vocale da oltre tre ottave. Nella sua carriera ha abbracciato diversi generi musicali: dallo swing al bebop, dal blues al gospel. Celebri i suoi brani Frosty the Snowman e Cheek to Cheek. Con Louis Armstrong instaurò un sodalizio artistico che li portò ad incidere anche tre dischi insieme.

Carmen McRae (1920-1994)

cantante, compositrice e pianista statunitense, fu molto influenzata da Billie Holiday. Famosa per il suo stile unico e personale, partecipò anche ad alcuni film tra gli anni ’60 e ’80.

Saeah Vaughan (1924-1990)

ha raggiunto la sua fama verso la fine degli anni ’40 e conosciuta per la sua grande estensione vocale che le consentiva anche di cambiare registro. Di lei si ricordano i brani come Misty, Tenderly e If You Could See Me Now. Tra il 1981 e il 1983 vinse due Emmy, nel 1989 ne ottenne anche uno per la carriera.

Nina Simone (1933-2003)

Col suo timbro vocale unico, ha debuttato negli anni ’50 e il suo singolo Ain’t Got No, I Got Life raggiunse la seconda posizione nel Regno Unito. Anche lei fu una strenua lottatrice per i diritti razziali, verso la fine degli anni ’60 accusò la CIA e l’FBI di non fare nulla per combattere il razzismo e abbandona gli Stati Uniti. Nina Simone è stata l’artista che più di tutte ha saputo modellare il nuovo stile del jazz, arricchito anche dal suo attivismo per i diritti civili dei neri. Nel 1964 si esibì alla Carnegie Hall di fronte ad un pubblico di persone bianche e scelse di cantare un brano che parlava di ingiustizia razziale, Mississippi Goddam. Feeling Good è il suo brano più celebre e risuona ancora oggi negli spot televisivi e sui vari media. A Nina Simone, in particolare, si deve il riconoscimento di aver reso il jazz un elemento unificante tra razze e culture.

Per la Redazione

Elisabetta Di Cicco

Nina Simone: Mississippi Goddam

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